Project Description
Fu edificata a partire dal 1756, per iniziativa delle monache Benedettine dell’attiguo monastero, occupando parte del luogo in cui, prima del terremoto sorgevano la chiesa di San Tommaso ed il suo campanile; i lavori si conclusero nel 1796.
La costruzione si presenta estremamente unitaria per cui si deve pensare ad un unico progettista che, se non il Gagliardi, si deve comunque ricondurre alla sua cerchia.
La facciata a tre ordini, ricca di intagli e sculture, è ornata dalle grandi statue dei Santi dell’ordine Benedettino: San Benedetto e San Mauro in alto, Santa Gertrude e Santa Scolastica in basso. Mentre due statue più piccole, ai lati del portone d’ingresso, raffigurano S. Gregorio Magno e Sant’Agostino.
Quattro pilastri e quattro colonne, caratterizzate da una vistosa rastremazione verso la base e poste su alti basamenti, dividono il prospetto in tre partiti.
I due laterali hanno soltanto il primo ordine e terminano con le due statue, affiancate a grandi volute, che furono ideate e realizzate dallo scultore ragusano Giambattista Muccio, nel 1775.
Il partito centrale, convesso a due ordini, termina con un timpano spezzato sopra il quale si trova la cella campanaria, a tre luci, sormontata da un fregio di gusto rococo’. Nel primo ordine, al termine di una breve scalinata, si apre il portone d’ingresso, sormontato da un fregio a motivi vegetali, nel secondo si apre, invece, una grande finestra con la grata in ferro battuto, “a petto d’oca”, opera dell’artigiano sciclitano Filippo Scattarelli che la realizzo’ nel 1774.
L’interno rispondente ai canoni dell’architettura monastica, è caratterizzato dalla pianta ovale, che permetteva alle monache, poste nel grande coro sopra il vestibolo d’ingresso e nei coretti laterali, di poter seguire agevolmente i riti sacri senza essere viste.
La copertura è costituita da una grande volta a cupola, al centro della quale si trova un affresco di Sebastiano Monaco (1793) che raffigura la Gloria di San Giuseppe con San Benedetto.La volta e le pareti sono decorate da stucchi a motivi neoclassici opera dei maestri stuccatori Agrippino Maggiore di Mineo e Cultrera di Licodia Eubea che li terminarono nel 1793.
Nel 1798 l’ebanista ragusano Ippolito Cavalieri costruiva le grate lignee del “coro grande”, posto nella tribuna sopra il vestibolo d’ingresso, e gli otto “coretti” che si affacciano nella navata, dai quali le monache seguivano i sacri riti. Gli altari, costruiti nei primi anni del XIX secolo da Carmelo Cultraro junior sono rivestiti di vetro dipinto ad imitazione del marmo e sono sormontati da grandi tele di Tommaso Pollace e Giuseppe Crestadoro, raffiguranti: La Trinità, San Mauro, San Benedetto e Santa Gertrude. Di raffinata esecuzione è il pavimento, in lastre di calcare bianco con intarsi in pietra pece e mattonelle in maiolica. Nelle nicchie del vestibolo d’ingresso si conservano le statue di San Benedetto, del XVII secolo, e di San Giuseppe, del 1785. Quest’ultima venne acquistata a Napoli e fatta rivestire, dall’argentiere messinese Antonino Mussolino, con una lamina d’argento finemente lavorata a sbalzo, per iniziativa della badessa Giovanna Maria Arezzo.